domenica 23 marzo 2014

Ventitre Marzo Duemilaquattordici: my 20 facts

Per chi utilizza instagram vi sarà sicuramente capitato di vedere questa foto negli account dei vostri amici.

 si tratta di un simpatico giochetto nel quale chi era taggato doveva a sua volta ripostare la foto e stilare la lista delle 20 cose che piu descrivono se stessi. 

La mia nomination e'arrivata da Elena che ha piacevolmente coinvolto me e Giulia in questa community. 
 All'inizio non sapevo da cosa partire, alla fine non mi sapevo piu fermare...e quindi non escludo in un prossimo post di continuare in questo elenco.

In 20 cose... questa sono io: 
1.Mi chiamo Paola ho 36 anni e vivo a Castell'arquato, 
2.amo le righe, i pois, le stelline, 
3.adoro le giornate di sole che celebro com eun dono stando sempre all'aperto, mi basta una panchina, una sdraio, un'altalena o anche un semplice gradino, 
4.il mio dress code: jeans e t-shirt bianca 
5.amo i gatti, le rose bianche, le house bird, gli uomini d'altri tempi, i salici piangenti, le lettere scritte a mano, ,le sorprese, leggere e creare, 
6.il mio film: Forrest Gump; i miei libri: Shantaram e il piccolo principe; la mia canzone: Charsing cars. 
7.mi piace prendere il sole d'estate e dormire d'inverno; non sogno mai quando dormo ma recupero sognando ad occhi aperti tutto il giorno, 
8.sono 50% cristiana 50% buddista; 100% devotissima a Maria e agli angeli, 
9.ho una rondine tatuata sulla mano sinistra e una cicatrice dell'appendicite alla quale tengo piu che ad una medaglia, 
10.casa è Castell'arquato, Londra e Forte, 
11.la mia piu grande ricchezza sono la mia famiglia e le persone speciali che mi ha donato la Vita, 
12.mi piace raccogliere conchiglie e i sassi dalle forme strane, 
13.il mio mondo è fatto di piccole cose non per niente lavoro per un'azienda che crea bottoni, 
14.sono sempre in giro per lavoro, vedo spesso posti nuovi, incontro spesso persone buone, arriva la sera e ripenso a quanto è bello il nostro mondo, 
15.la giornata inizia bene soprattutto se il cappuccino ha un sacco di schiuma, 
16.i miei dolci preferiti sono la cheese-cake e le creme al mascarpone, 
17.sono stata una fumatrice felice per 13 anni, da poco piu di un mese sono un'ex-fumatrice "quasi" felice, visto che per smaltire i kg che ho incamerato da quando ho smesso, per ora, di cheese cake e mascarpone ne posso solo parlare... 
18.non potrei mai fare a meno della mia Moleskine, lei è cio che dovrò fare, cio che ho fatto, frasi, posti e persone che voglio ricordare, le ho dedicato il mio blog, pur non sapendo bloggare, lei è me. 
19.di me amo la mia imperfezione 
20.MAMMA-CASA-SEITUTTALAMIAVITA sono le parole piu belle che conosco. 


Buon inizio di settiamna a tutti. 
Paola

giovedì 20 marzo 2014

Diciannove Marzo Duemilaquattordici

"Auguri a tutti i papà, a chi lo è stato e a chi non se l’è sentita di esserlo. 
Tanti auguri ai papà assenti, a quelli che lo sono stati solo in un certificato, a quelli con i rimorsi e i rancori, a quelli che la vita l’hanno donata ma non sono stati in grado di caricarsela sulle spalle e crescerla. Per paura, per responsabilità. 

Auguri ai papà dalle mani ruvide, quelli “forti” orgogliosi, quelli che non piangono mai, e a quelli che hanno pianto una sola volta nella vita, accompagnando all’altare la propria figlia. 

Auguri ai papà dai cuori nascosti, quelli che non dicono mai ti voglio bene ai figli, ma che dentro al loro cuore hanno sempre avuto tanto amore, quelli che ti abbracciano nella notte dei sogni, quelli della forza dei leoni, quelli che non si “emozionano” mai, ma hanno il cuore tenero come il burro. 

Auguri ai papà chiusi in gabbia, quelli che hanno donato la libertà ai propri figli, quelli che oggi sognano di essere liberi, per riscattarsi, perchè hanno sbagliato, a quei papà che vogliono esserlo sempre, comunque vada la vita.

Auguri ai papà stanchi, quelli che tornano tardi, quelli che si spaccano la schiena rinunciando alla compagnia dei propri figli, per necessità, per amore, a quelli lontani dai propri figli, quelli che noi figli li abbiamo visti e sentiti solo con il bacio della buonanotte. 

Auguri ai papà che sono diventati nonni, che noi figli abbiamo riscoperto diversi, quasi a non riconoscerli più, e scoprirne in loro, quei lati dolci, quasi estranei. Auguri ai papà intelligenti, quelli divorziati, che non hanno rinunciato ad esserlo, che non si sono persi nessun momento, nessuna emozione, per un amore che non è stato. 

Auguri ai figli dei papà, noi che da figli non li abbiamo mai compresi, e adesso che lo siamo diventati, ne abbiamo capito la figura e il significato. 

Auguri a chi papà non lo è diventato per natura, ma lo è stato lo stesso crescendo un figlio venuto da lontano, a chi non ha visto il colore della pelle, le differenze, a chi ha lottato per esserlo donando amore. 

Auguri a chi è papà, e un papà non ce l’ha più, a chi lo bacia attraverso una foto, a chi non ha fatto in tempo a dirgli ti voglio bene, a chi darebbe la vita oggi, per poterci anche solo per un attimo discuterci un po’, confrontarsi, e dimostrargli l’uomo che è diventato.

Auguri ai papà che sono andati via per sempre, lì oltre le nuvole, a quelli che ci proteggono ancora, a quelli che non hanno avuto la fortuna di vederci crescere, quelli che non vedremo mai spingere un passeggino al parco, auguri a loro, perché pur lontani sentiremo sempre la loro presenza nei nostri cuori. Auguri a tutti i papà, perché non saranno mai come le mamme, ma il cuore di ognuno di loro verso i figli ha lo stesso amore. Auguri papà."

Di Davide Bianco


Per me oggi e'il giorno più importante dell'anno, ancor prima che la festa del papa',senza voler essere diseredata, ancor più del Natale, senza voler essere blasfema, oggi e'il giorno del mio tutto...buon compleanno mamma.

sabato 8 marzo 2014

Otto Marzo Duemilaquattordici:le Donne, le parole di un padre.

Shame, shame super shame of me e di questa lunga assenza dalla mia Moleskine..ma avrò modo di fare presto un collage di quanto successo in queste ultime settimane.

Non oggi.. oggi voglio solo scrivere per celebrare le donne e lo faro' prendendo in prestito le parole di questo padre e la sua esperienza.


"Le parole non nascono per caso. I nomi non nascono per caso.

Attendere. Quanto sono profonde le cose lo capisci solo quando ti manca il fiato.

Come trascorrere nove mesi ad attendere tua figlia. Dolce attesa. Anche quando è amara. Piena di preoccupazioni, paure, ostacoli, sfide. E' dolce l'arrivo, ma questo lo capisci solo quando lo raggiungi. E' dolce guardare quell'esserino che ti sembra impossibile sia stato davvero per nove mesi dentro quella pancia, e che ha rappresentato il punto di domanda più grande della tua vita.


E poi ti ritrovi con la risposta tra le mani: ricordo il respiro che ti allargava il petto, fragile e invincibile allo stesso tempo, come la vita, Matilde.

I tuoi polmoni che si gonfiavano come un palloncino pronto a scoppiare. Eri nata da un minuto e piangevi con una bolla di saliva in bocca, Matilde.

Quando ti ho cantato la canzoncina che io e tua madre ti sussurravamo attraverso la pancia, quel miracolo che tanti mi avevano descritto è accaduto davvero: hai smesso di piangere. E il mio cuore si è fermato. Qualcuno ha detto che non contano i respiri che fai nella vita, ma gli attimi in cui ti manca il fiato. Quanto fosse vera e meravigliosa qulla frase l'ho scoperta quel giorno: la profondità. Nove mesi passati a guardarti dentro. Un tempo interminabile per chi attende risposte dalla vita. Per chi fino al giorno prima sbuffava davanti a un semaforo rosso, per chi si spazientiva in fila alla cassa di un fast food, o allo sportello di una banca.


Per chi è cresciuto in quest'epoca che brama la velocità delle connessioni, dei ritmi di vita, dei rapporti umani, nove mesi ad attendere sembravano un tempo irragionevole. Ma la natura si è arroccata, per fortuna, e si tiene stretta almeno la fortezza della vita, e chi se ne frega di tutto il resto. Le cose importanti richiedono tempo. Ecco la cosa che mi hai insegnato ancor prima di nascere: le cose belle meritano tempo.


Nove mesi contro sette minuti. Quei sette minuti infiniti, quando il tuo cuore ha rallentato troppo, e fuori da quella pancia i medici correvano, c'era agitazione e il mio mondo ha rischiato di crollare. Sette minuti. Ho fatto tanti viaggi nella vita e tanti ancora mi auguro di farne. Ma nessun sarà lungo come quei due metri di corridoio che ho percorso avanti e indietro per chilometri mentre preparavano la sala operatoria.

"Stiamo iniziando a operare. Appena la stiamo per tirare fuori ti facciamo entrare"

Mai mi ero sentito un viaggiatore così solitario con dentro il cuore la paura di chi azzarda in un colpo solo di giocarsi tutto: la coppia di donne più belle e importanti della sua esistenza. Madre e figlia. Magari il rischio non era scientifico, per i dottori, ma cosa c'è di più vero delle paure nel nostro cuore? Poi finalmente mi hanno detto che potevo entrare. E mi hanno intimato di non guardare il campo operatorio.


Me l'hanno raccomandato tutti. Mi rimbombava in testa. Non guardare mai lì. Ma io ho guardato. E' stata la cosa più tremenda della mia vita ma sono felice di averlo fatto. Perché altrimenti non avrei mai capito cosa vuol dire essere madre. Cosa vuol dire essere figlio. E quindi cosa vuol dire diventare padre. Cosa vuol dire la vita. L'ennesimo abisso che ho toccato in questa avventura, profondo tanto da togliere il fiato, era dentro il ventre aperto di mia moglie.

Io che giravao la testa davanti a una ferita, e avevo paura di non riuscire a medicare nemmeno il cordone ombelicale, ho tenuto la mano di mia moglie per tutto il tempo, fino all'ultimo punto di sutura, e mi sono inginocchiato a baciarle quel braccio disteso e intubato come davanti a una Madonna in croce. Nove mesi e un istante: per capire che di così grande come la nascita non c'è nient'altro. Solo la morte. E così le due parentesi dell'esistenza per un attimo me le sono trovate accanto, con intorno tutta la scienza dell'uomo, secoli di studi e freddezza, bisturi e visi sconosciuti, e quando ci pensi l'indomani capisci che anche quello è uno dei tanti volti dell'amore, anche se il più truce.

E poi vedere il trionfo della vita. Con alle spalle tutto quel sangue e quella paura, quando la tua piccola bocca si è poggiata sul seno di tua madre per la prima volta, e le vostre vite si sono intrecciate per sempre, con la leggerezza delle nuvole che si incontrano nel cielo. E il dubbio che io fossi nato al solo scopo di godere di quel momento è diventata una certezza.


Attendere. Significa anche mantenere fede a una promessa, a un debito. Significa anche dedicarsi, applicarsi in qualcosa. Significa anche volgere l'attenzione, considerare. Fare daattendente. Per tutta la vita saremo genitori di Matilde che oggi ha tre anni ed è una piccola donna.


Ora che la sua vitalità agita la casa e colora le nostre giornate, io vado due volte la settimana ad immergermi nel silenzio del mare, per non perdere il contatto con la profondità.

Rilassati, dice il mio istruttore, pensa a cose belle.

E io penso a mia figlia.

Che l'altro giorno mi ha detto:

"Papà tu sei uno "Strego"?"

Uno strego non esiste, stavo per rispondere. Esistono solo le Streghe. Al massimo gli "Stregoni". Ma c'era qualcosa che non mi quadrava. Una bugia troppo grande si nascondeva in quel termine maschile, in quell'accrescitivo ingiusto. Un'aurea immeritata di magia e potenza protegge lo Stregone, mentre dietro alla parola Strega c'è solo bruttezza e malvagità. La strega uccide, lo stregone guarisce. Ecco come fin dalle favole ci imbattiamo ancora bambini in modelli culturali distorti e maschilisti. La verità, figlia mia, è che oggi ci sono e come gli Streghi. Anche troppi, che porgono mele avvelenate alle loro donne. Che uccidono, loro dicono per amore, ma l'amore è vita, è libertà.


L'amore è accettare che le donne sono un dono che ci viene concesso, e che bisogna meritarsi.




E quando non si è all'altezza dell'amore bisogna arrendersi alla loro libertà di scegliere, di abbandonare, di cambiare, di salvarsi, di troncare, di non appartenere, di non essere possedute. Perchè alle donne dobbiamo noi stessi. Nel loro grembo risiede la culla della vita, e dal loro ventre si snoda il cordone ombelicale di tutti noi. Non c'è uomo che non debba la propria vita a questo filo di sangue e nutrimento che lo lega a una donna. Non c'è violenza, anche solo verbale, contro una donna, che non sia irriconoscente e delittuosa verso questo legame ancestrale. Dovrebbero lasciarcelo per sempre un pezzetto di cordone ombelicale, per ricordarci da dove ci viene data la vita, prima di osare pensare che dall'universo femminile qualcosa ci sia dovuto oltre il fatto di essere vivi.


E mi ritrovo a pensare che troppe vite di donne finiscono nel sangue, lo stesso sangue da cui la vita sgorga alla nascita. E mi manca il respiro. Ho fame d'aria, riemergo e mi aggrappo alla superficie del mare.

- Come va?

Mi chiede il mio istruttore.

"Potrebbe andare meglio", vorrei dire, ma ascolto il suo consiglio: pensa alle cose belle.

Penso a Matilde.

Penso che i nomi non nascano per caso. E tu porti un nome che significa "forza, potenza" e "lotta, battaglia". Fallo in nome di tutte le donne, Matilde, lotta con amore.

Io da uomo, prima che da padre, sarò sempre al tuo fianco."

Di Andrea Melis


Buona festa delle donne.. viva noi, impavide guerriere dal cuore di panna.
Paola